“Come pensi, così sarai.”
Wayne Dyer
Il Riabilitatore Psichiatrico
Questo sconosciuto… ma chi è? Cosa fa? Di cosa si parla quando diciamo Riabilitatore Psichiatrico o Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica?
Era esilarante quando, ancora all’Università, raccontavo ad amici e parenti che cosa stavo studiando.
“Riabilitazione Psichiatrica… diventerò un riabilitatore psichiatrico”, dicevo io.
E la reazione più frequente (tranne alcuni casi in cui se ne uscivano con un “NO! Ma sei impazzito?!? Pensaci bene… chi te lo fa fare di occuparti di tutti i problemi degli altri?!?”)” era la seguente: “Ganzo! Io ne avrei bisogno sicuramente (ridendo)… ma esattamente cosa fai …?”
Già… perchè se la parola “psichiatrico” ti dà già un’idea (sbagliata nel 90% dei casi, ma almeno te la dà), la parola “riabilitazione” lascia un po’ spiazzati.
Ed ecco che molte persone con cui parlo per la prima volta mi dicono:
“Ah, riabilitatore! Sei tipo un fisioterapista!”
Perchè noi intendiamo come unica forma riabilitativa quella fisica, ma una mente può essere stanca, logorata o danneggiata proprio come un muscolo o un organo.
E quindi la mia risposta (un po’ per scherzo, per fare una piccola battuta) era:
“Sì, sono un fisioterapista della mente!” (e qui le risate sono miste, mie e loro).
Partiamo dalla base...
Il Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica è un professionista sanitario riconosciuto mediante laurea conseguita in università italiane.
Se vuoi vedere la mia Laurea e il mio Curriculum Vitae, clicca sui link.
Durante il corso di Laurea affiniamo conoscenze e competenze in ambito, medico, sanitario, psicologico, psichiatrico e sociale… oltre ad una quantità infinita di ore di tirocinio… una goduria per me! Perchè venivo da 6 lunghissimi anni di Medicina dove di tirocini, pazienti, cartelle cliniche, analisi, eccetera avevo visto davvero pochissimo!
A Riabilitazione Psichiatrica invece abbiamo iniziato il tirocinio prima delle lezioni! Fantastico! Ero nel mio!
Spoiler: sono dottore ma non sono medico!
Sono un
Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
Sono un
tecnico della
riabilitazione psichiatrica
Faccio una precisazione: per poter fare il Corso di Laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica è sufficiente avere un diploma abilitante all’accesso all’Università, superare l’esame di ammissione ed essere in grado di pagare regolarmente le tasse universitarie.
Non è necessario fare prima Medicina, anzi… nessuno ve lo consiglierebbe.
Ma la mia storia parte da più lontano, da un giovane maturato classico che da quando era un bambino diceva che sarebbe stato un dottore (senza avere piena consapevolezza di cosa significasse essere un dottore ma con l’idea chiara di aiutare gli altri a stare bene, ad essere felici).
Finito il Liceo Classico Machiavelli di Lucca (a cui devo moltissimo e che rifarei mille volte), era logico per me provare il test di Medicina… cavoli, era dalle elementari che dicevo “sarò un dottore!”.
Ma l’estate della Maturità me la presi proprio di fancazzismo totale (ne avevo bisogno) e ricordo come fosse ora mia madre, che venendomi a svegliare alle 13:00 (era il 16 Agosto 2006, la sera prima avevamo bisbocciato di brutto), mi dice “Dove pensi di andare te a Settembre? A Medicina? Di questo andazzo non vai proprio da nessuna parte”.
Mai doccia fu più gelida: aveva ragione.
Il problema era il tempo: avevo solo 2 settimane prima del test… un po’ pochino, per usare un eufemismo. Avevo compagni del liceo che avevano iniziato a prepararsi dal 10 Luglio 2006 (il giorno dopo che l’Italia vinse i Mondiali battendo la Francia ai rigori… sì, c’era stata anche quella cosa lì…) mentre io non avevo ancora aperto l’Alpha Test!
Quello che non era un problema invece era la mia mente: io sono intelligente, ho una grande memoria, mi ritengo costante e meticoloso, maniacale nello studio e nella preparazione… ma quell’estate me la stavo proprio godendo.
In due settimane preparo quello che altri non sono riusciti a preparare in due mesi, sostengo il test a Pisa, oltre 3.300 partecipanti da tutta Italia, ne prendevano 223, lo supero, entro a Medicina.
Primi due-tre anni: solo esami, nessun problema… si studia e si passano, qualcuno prima, qualcuno dopo, ma senza grandi preoccupazioni.
Secondo semestre del terzo anno: iniziano i primi tirocini… e lì succede l’irreparabile: il DisAmore.
In 6 mesi persi (per sempre, ma al tempo lottavo contro questa consapevolezza, fatto che mi ha lasciato più volte sofferente a tappeto) tutta la mia volontà di diventare un medico, come era inteso dal sistema.
In tirocinio vidi medici trattare le persone come numeri, come malattie, come “insieme di farmaci da prendere alla sera” … un’unica parola crebbe in me in quel periodo in maniera graduale ma incessante: SCHIFO!
Certo Massi, direte voi, potevi far finta di niente, tapparti occhi, naso e orecchie e tirare avanti per la tua strada, prendere quel maledetto foglio di carta e poi fare il medico come pareva a te, come più ti sarebbe piaciuto!
Sei a metà del viaggio, ci sei! È quasi fatta, pensa solo a passare gli esami, fottitene dei pazienti, del sistema marcio, dei protocolli assassini, delle linee guide scriteriate che servono solo per ingrassare Big Pharma ammalando, deturpando e uccidendo innocenti, fottitene, tira a dritto, sei un cavallo col para-occhi durante una gara all’ippodromo, gli altri sono rumore di sottofondo, l’unica cosa che conta sei te e il tuo percorso, corri e fregatene di tutto il resto! Diventa medico, fai i soldi, fai come ti pare, te lo meriti, fallo per te!
Era questo il problema...
Non era mai stato per me che facevo tutto ciò...
Era per gli altri... è sempre stato per gli altri...
Ecco perchè quel mondo, quel mondo che io avevo desiderato con tutto me stesso e per cui avevo versato sangue, sudore e lacrime (letteralmente tutte e tre), ora era diventato un problema… e dentro di me lo sapevo, sapevo che niente sarebbe stato più lo stesso, sapevo che non ci sarebbe stata nessuna way back, nessun ritorno allo stato mentale iniziale.
Perchè una mente quando si allarga non torna mai alla dimensione precedente.
Prima ho dovuto lottare contro di me (questa è la prima battaglia per tutti ed è quella decisiva… sempre), poi ho dovuto lottare contro un sistema di compagni di studi, professori, amici, familiari che mi dicevano che sarebbe stato un errore lasciare ora, dopo tutto quello che avevo fatto, tutti i traguardi raggiunti, i sacrifici per ottenerli… La gente lasciava dopo pochi mesi o al massimo dopo il primo anno, ma io ero al quarto! Non si lascia al quarto!
E le frasi tipiche erano: “Vedrai che è solo un momento… È uno scoglio, ce lo abbiamo avuto tutti, lo supererai… Sei la persona giusta, non riesco a pensare ad una persona che se lo meriti più di te, che possa essere un medico migliore di te”, eccetera, eccetera, eccetera, …
Il problema è che non era UN momento... era IL momento.
Il momento della mia definizione, il momento di scegliere non chi sarei stato un domani, medico o altro, ma chi sarei stato per sempre, autentico o ipocrita.
Non è mai stata una scelta.
Seguo tutti e 6 gli anni di Medicina: prendo da loro tutto, non lascio a loro niente.
L’idea iniziale era di diventare Psichiatra, la mente mi ha sempre affascinato, non fossi entrato a Medicina avrei fatto Filosofia.
Siccome fare lo Psichiatra senza essere medico è un goccino impossibile mi sono dovuto guardare intorno e come dice uno dei miei mantra (quando non sai cosa guardare, è allora che osservi) è là che la vidi, la luce: Riabilitazione Psichiatrica.
Altro test di ingresso, ne prendono 15, siamo circa 400, entro.
Il resto è pura gioia.
Con l’esperienza di Medicina alle spalle, volo la didattica e mi innamoro della pratica.
Mi laureo al primo appello disponibile, in anticipo rispetto ai 3 anni previsti.
Mi presento alla discussione della tesi con la media del 31,5.
Non sapendo come premiarmi, oltre al 110 e Lode, mi danno stretta di mano accademica, applauso accademico e Dignità di Stampa.
Dopo 3 mesi dalla laurea sono uno dei primi riabilitatori psichiatrici a lavorare in una REMS (i nuovi Ospedali Psichiatrici Giudiziari), ogni giorno a stretto contatto con pluriassassini, pedofili, stupratori seriali… io, figlio di CSI Las Vegas, ora ero il protagonista della mia serie.
Poi strutture per tossicodipendenti, strutture per adolescenti problematici, strutture per l’autismo, inizio a fare incontri nelle scuole (adoro lavorare coi ragazzi), quando inizio ho 29 anni, ho giocato ai loro stessi videogiochi, conosco il loro gergo, so esattamente di cosa hanno bisogno… sono dove dovrei essere.
Il 1° Settembre 2017 apro il mio studio privato professionale a Lucca.
A 30 anni, uno dei primi riabilitatori psichiatrici in Italia con uno studio privato non associato, il più giovane in assoluto (che sappia io).
Centinaia di persone riportate alla condizione di felicità, problemi risolti, traumi superati, soddisfazione ed amore… e così… finalmente… aiuto.
Come lo faccio?
Descrivere a parole ciò che faccio non è così automatico.
Si potrebbe dire che ascolto la persona, non il paziente ma la persona.
Non mi piace il termine paziente… quello paziente sono io, non le persone che vengono da me.
Dopo l’ascolto, c’è la lettura e questa è difficile da spiegare se non siamo di persona.
Altra regola da ricordare: di persona è sempre meglio.
Tramite questo sito chi risiede lontano da Lucca potrà usufruire delle mie capacità comodamente da casa sua.
Sebbene questo escamotage permetta di riuscire a chi non potrebbe, non è la stessa cosa che vivere un incontro di persona.
La mia professionalità, competenza e conoscenza non cambiano di persona o online, ma l’esperienza di persona permette uno scambio umano benefico che l’online non potrà mai fornire, indipendentemente da ciascuno di noi.
Dopo la lettura, c’è la restituzione e questa è la parte veramente difficile.
Quando la gente immagina quale possa essere la parte più difficile del mio lavoro tanti pensano subito a dovere ascoltare storie di stupro o di pedofilia, oppure comprendere davvero chi si ha davanti o ancora riuscire a trovare le soluzioni, il famoso problem solving.
Sì, certo… tutti questi passaggi non sono banali né di facile esecuzione ma per quanto mi riguarda non sono “la parte difficile”.
La reale sfida è riuscire a far comprendere alla persona che il problema che reputa di avere non è il problema che ha davvero.
Questo è complesso, e a volte complicato.
E lì sta la mia arte… perchè la medicina, intesa come capacità di far star bene chi soffre, non è una scienza, è un’arte.
E come ogni forma d’arte, la sua espressione e il suo successo dipendono intrinsecamente dall’artista.
Nessuno è in grado di essere come me, proprio come io non sono in grado di essere come gli altri.
La mia unicità è la mia magia.
Ascolto, lettura e restituzione sono la mia arte.
Io non faccio il Riabilitatore Psichiatrico, io sono un Riabilitatore Psichiatrico.
Qualsiasi problema pensi di avere, qualsiasi scoglio la vita ti abbia posto davanti, qualsiasi nemico reputi stia distruggendo la tua vita, ricorda: è tutto perfettamente risolvibile.
Lascia che te lo mostri.
Per chi volesse approfondire, lascio il link di presentazione del CdL in Riabilitazione Psichiatrica dell’Università di Pisa, la mia alma mater:
Per chi volesse approfondire, lascio il link di presentazione del CdL in Riabilitazione Psichiatrica dell’Università di Pisa, la mia alma mater: